Diventare suora del Cenacolo
Quando nella vita di una ragazza irrompe Dio, lei si sente attirata, desidera conoscerLo di più e approfondire il proprio rapporto con Lui.
Se nel suo cuore sorge sempre più forte il desiderio di seguire il Signore, in una vita di totale consacrazione a Lui, può iniziare un cammino di discernimento vocazionale. Se crescerà in lei il desiderio:
• di una intimità sempre più grande con il Signore, in un amore “indiviso” e aperto ad ogni persona
• di manifestare l’amore di Dio con la sua vita e con l’annuncio del Vangelo
• di condividere con altre persone questo dono
Allora è il momento di verificare se il Signore la sta chiamando a consacrare tutta se stessa nella missione delle suore del Cenacolo.
A questo punto che cosa chiediamo? Che cosa ci chiede di fare la Chiesa, che nella sua saggezza ci invita – come dice S. Paolo – a «vagliare e discernere ogni buon desiderio…»?
Proponiamo prima di tutto di fare come i primi discepoli: «vieni e vedi» cioè alcuni incontri di conoscenza con delle sorelle e qualche comunità. Sono i primi passi che permettono di comprendere di più la nostra missione, tutta orientata a risvegliare...
Quando nella vita di una ragazza irrompe Dio, lei si sente attirata, desidera conoscerLo di più e approfondire il proprio rapporto con Lui.
Se nel suo cuore sorge sempre più forte il desiderio di seguire il Signore, in una vita di totale consacrazione a Lui, può iniziare un cammino di discernimento vocazionale. Se crescerà in lei il desiderio:
• di una intimità sempre più grande con il Signore, in un amore “indiviso” e aperto ad ogni persona
• di manifestare l’amore di Dio con la sua vita e con l’annuncio del Vangelo
• di condividere con altre persone questo dono
Allora è il momento di verificare se il Signore la sta chiamando a consacrare tutta se stessa nella missione delle suore del Cenacolo.
A questo punto che cosa chiediamo? Che cosa ci chiede di fare la Chiesa, che nella sua saggezza ci invita – come dice S. Paolo – a «vagliare e discernere ogni buon desiderio…»?
Proponiamo prima di tutto di fare come i primi discepoli: «vieni e vedi» cioè alcuni incontri di conoscenza con delle sorelle e qualche comunità. Sono i primi passi che permettono di comprendere di più la nostra missione, tutta orientata a risvegliare e a far approfondire la fede a quanti incontriamo: giovani, uomini e donne di ogni età, stato sociale, professione…

Dura da 6 mesi a un anno. Il postulato è un periodo per vivere insieme alle sorelle e condividere con loro la vita quotidiana e la missione.
Il noviziato dura due anni ed è il tempo in cui si vivono i primi passi nella vita religiosa. Tempo per prendere le distanze da tutto ciò che costituiva la vita precedente: famiglia, professione e altri impegni...
Questa tappa dura circa 6 anni. Inizia con un invio in missione per uno o due anni, in una vera ed effettiva immersione apostolica...
Vi è infine un’ultima tappa, il “Terz’anno”: quasi un altro anno di noviziato per prepararsi a fare la professione definitiva pronunciando i voti perpetui...
No, nei miei sogni da bambina volevo fare l’insegnante, da adolescente pensavo al matrimonio e solo verso i 17/18 anni si è fatto strada in me il pensiero della consacrazione.
Sono stati due incontri, tra loro molto legati. Il primo è quello con una consacrata, che mi ha fatto percepire che la consacrazione è una scelta bella e piena di gioia. Il secondo, il più importante, è stata la scoperta di Gesù come una persona che mi ama e con cui posso entrare in relazione.
Le mie giornate possono essere molto diverse tra loro, ma ci sono sempre tre elementi fondamentali: la preghiera, la vita in comunità e la missione apostolica, attraverso cui cerco di far conoscere e amare Gesù. Concretamente a volte passo molto tempo ad incontrare le persone, singolarmente o in gruppo, altre volte invece trascorro la giornata nella preparazione e nell’organizzazione di proposte apostoliche.
No, sono mandata in missione dalla responsabile della Provincia. Tuttavia, generalmente le scelte che mi riguardano sono prese in dialogo con me, tenendo conto del bene comune, delle mie caratteristiche personali, dei miei desideri, di quello che sento.
In dialogo con la responsabile, prevedo la somma di denaro indicativa di cui ho bisogno per le spese personali. Posso così comprare quello che mi serve, senza chiedere ogni volta particolari permessi. Rendo regolarmente conto di come utilizzo i soldi ricevuti ed entro in dialogo con la responsabile se si presentano particolari necessità.
Sono questi i momenti in cui ritorno con la memoria ed il cuore ai tempi forti vissuti con il Signore, ai consigli ricevuti nel tempo di formazione, per ritrovare il perché profondo della mia scelta di vita ed approfondirlo. Anche la comunità e le buone amicizie sono un sostegno.
Per ora non ho sofferto di non avere figli e non mi sono mai sentita sterile, anche se potrebbe succedere. Nella missione sento invece di portare vita agli altri in un modo diverso, perché la gente che approfondisce la relazione con il Signore diventa più viva.
Ho incontrato alcune difficoltà legate alla vita comune: siamo diverse e come in ogni famiglia non sempre è facile capirsi e andare d’accordo. A volte è stato anche difficile lasciare alcuni luoghi, alcune persone, alcune missioni a cui ero affezionata.
Quello che mi aiuta maggiormente è la consapevolezza di non essere sola. Nella preghiera condivido con il Signore le mie difficoltà. Cerco anche l’aiuto e il conforto di persone sagge, in comunità e all’esterno.
La consapevolezza di dover partire non mi porta a cambiare il modo di vivere le relazioni. So che un giorno la sofferenza per il distacco potrà farsi sentire, ma ora cerco di vivere con semplicità e autenticità ogni rapporto. Ho l’esperienza che ciò che ricevo e dono negli incontri con le persone in qualche modo mi accompagna per sempre.
La consacrazione è una scelta d’amore, per questo è una strada verso la felicità. Con tanti altri, faccio l’esperienza di percorrere un cammino verso la gioia autentica.
