Una finestra sul mondo dei non vedenti

Naheda : l’aiuto a Nancy e il progetto TAA (tocco, annuso, assaggio)

Suor Nancy ha perso la vista nell’aprile del 2010. Da allora la sua vita è cambiata e ha dovuto re-imparare il quotidiano, per poter trovare un nuovo equilibrio. In questo processo di apprendimento è stata sostenuta da Naheda Slayih, un’educatrice palestinese-israeliana, che ha seguito corsi di formazione specifici per l’aiuto ai non vedenti, organizzati dall’American-Israeli Lighthouse.

 

La testimonianza di Sr Nancy :

“L’incontro con Naheda è avvenuto attraverso una signora non vedente dalla nascita, che ha parlato di lei a noi Suore del Cenacolo.

Ricordo il giorno del primo incontro : quanta paura e trepidazione c’erano dentro di me ! In quell’anno, nel giro di pochi secondi, ero passata dalla luce al buio e ad un tratto tutto quello che mi circondava diventava per me un mistero da conoscere e riscoprire. Subito, dal primo contatto, mi è sembrato che Naheda fosse una persona sicura, ben decisa nei suoi obiettivi. Non mi sbagliavo !

All’inizio c’è voluto un po’ di tempo per instaurare un rapporto di fiducia reciproca. Dovevo fidarmi di una persona sconosciuta e accettare che il suo aiuto sarebbe stato per me necessario per continuare a vivere. E così è iniziata un’avventura, quella di una discepola...

Suor Nancy ha perso la vista nell’aprile del 2010. Da allora la sua vita è cambiata e ha dovuto re-imparare il quotidiano, per poter trovare un nuovo equilibrio. In questo processo di apprendimento è stata sostenuta da Naheda Slayih, un’educatrice palestinese-israeliana, che ha seguito corsi di formazione specifici per l’aiuto ai non vedenti, organizzati dall’American-Israeli Lighthouse.

 

La testimonianza di Sr Nancy :

“L’incontro con Naheda è avvenuto attraverso una signora non vedente dalla nascita, che ha parlato di lei a noi Suore del Cenacolo.

Ricordo il giorno del primo incontro : quanta paura e trepidazione c’erano dentro di me ! In quell’anno, nel giro di pochi secondi, ero passata dalla luce al buio e ad un tratto tutto quello che mi circondava diventava per me un mistero da conoscere e riscoprire. Subito, dal primo contatto, mi è sembrato che Naheda fosse una persona sicura, ben decisa nei suoi obiettivi. Non mi sbagliavo !

All’inizio c’è voluto un po’ di tempo per instaurare un rapporto di fiducia reciproca. Dovevo fidarmi di una persona sconosciuta e accettare che il suo aiuto sarebbe stato per me necessario per continuare a vivere. E così è iniziata un’avventura, quella di una discepola con la sua maestra. 

Una finestra sul mondo dei non vedenti

Dovevo reimparare a mangiare, a camminare, a orientarmi in un mondo che ad un tratto percepivo soltanto vuoto, avvolto in un buio che cancellava tutte le coordinate che avevo utilizzato sino a quel momento, per ben 46 anni.

Piano piano, con tantissima pazienza da parte di ambedue, ho imparato come orientarmi in casa, come camminare. Ricordo ancora la prima volta che ho sceso le scale, la paura di avere sotto i piedi solo il vuoto e il dover fare tante volte l’esercizio con il sostegno del braccio fermo di Naheda ! Con il passare del tempo sono riuscita a farlo in autonomia e questo è avvenuto per ogni piccolo gesto, che prima di perdere la vista facevo con naturalezza e che in quel momento mi sembrava del tutto nuovo.

Ho imparato tanti piccoli trucchi che mi aiutano a sentire e che anche la persona che mi accompagna dovrebbe conoscere, ad esempio che devo stare mezzo passo indietro a chi mi guida, perché lui/lei possa tracciarmi il cammino e prevenire gli ostacoli ; ho anche imparato come usare il bastone bianco, uno strumento diventato indispensabile per orientarmi e camminare.

Grazie a Naheda ho capito che i suoni sono molto importanti, non solo perché posso riconoscere le voci delle persone, ma perché mi indicano la strada da seguire. Ma affinché questo sia possibile è importante che le persone parlino una alla volta.

La perdita della vista porta a una percezione diversa della realtà circostante, del tempo e dello spazio. Il cammino fatto con Naheda mi ha aiutato a cogliere come gli altri sensi (l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto) si affinano e mi aiutano a vivere in questo mondo con un’attenzione ai rumori, ai profumi e a percepire con il tatto la diversità degli oggetti…

Il cammino è stato lungo e duro e continua ancora oggi, richiede tanta pazienza, concentrazione, fiducia, ascolto …

Sono stata diversi anni in una comunità fuori Roma e ora che sono ritornata in questa città ho ripreso gli esercizi di orientamento e autonomia con Naheda.

Il bastone bianco, che ormai dopo dieci anni è diventato il mio compagno inseparabile, mi aiuta a muovermi in una discreta autonomia, a camminare, a scendere e salire le scale, a riconoscere gli ostacoli. Superare ciò che intralcia il mio cammino mi è diventato più facile o, meglio, meno difficile.

La mia esperienza mi ha lasciato la consapevolezza che quando si vivono avventure simili alla mia è necessario un aiuto competente.

Nel rapporto con Naheda, sento che è animata da una grande passione per aiutare il mondo dei non vedenti, soprattutto i bambini e questo ha tutta la mia ammirazione.

La cosa più importante che mi è stata donata nella relazione con lei è di aver incontrato una donna che prima di tutto vede la persona, il meglio che può donare, che sa intuire i passi da fare e quando può andare un passo oltre; in questo modo, chi come me è non vedente sente che prima della propria disabilità c’è lui/lei con tutte le risorse e i doni che continua a ricevere dal buon Dio.

Credo che questa esperienza in qualche modo mi stia aiutando anche molto a riflettere sul servizio a cui oggi sono chiamata, come suora del Cenacolo, nell’accompagnare le persone nei cammini di fede o negli esercizi spirituali.

Rileggendo la mia esperienza di questi anni, mi sembra di cogliere dei punti dell’accompagnamento ricevuto da Naheda che illuminano la pratica dell’accompagnamento spirituale che noi Suore Del Cenacolo proponiamo :

  • ogni relazione che si istaura ha bisogno come fondamento una totale fiducia da ambedue le parti ;
  • chi accompagna deve credere che la persona che ha di fronte può dare il meglio di sé e renderla capace di essere autonoma, cioè di camminare con le proprie gambe ;
  • ogni cammino educativo aiuta a far emergere tutte le risorse che la persona ha, perché possa vivere la vita in pienezza.

È chiaro anche che nella nostra vita la prima guida è lo Spirito Santo che abita dentro di noi. Non mi resta dunque che continuare a lasciarlo lavorare, fiduciosa che ogni giorno può aprirmi a nuove scoperte di me stessa e di quanto mi circonda”.

Il progetto TAA (tocco, annuso, assaggio) :

Ogni due settimane, un gruppo di 10-15 bambini e giovani ipo-vedenti o non vedenti s’incontrano nella parrocchia di Santa Maria Regina Pacis, nel quartiere di Monteverde a Roma per un laboratorio di cucina. Naheda, che nel 2015 ha creato questa iniziativa, la racconta con le seguenti parole :

Nulla è più divertente che giocare con le pentole e il cibo, ma per un bambino cieco la cucina può essere un vero mistero. Da questo locale, dove la mamma si affaccenda ogni giorno, arrivano profumi, odori, rumori non sempre distinguibili, che si trasformano in modo misterioso in “cose da mangiare”. Far conoscere la cucina, con le sue suppellettili, le sue potenzialità e i suoi pericoli, insegnare a distinguere gli alimenti, a mettere le mani in pasta e a conoscere le fasi della preparazione di un semplice piatto può essere un gioco nuovo e divertente. Al bambino non vedente viene aperto un mondo quotidiano, di cui anche lui può essere protagonista : nel sapersi muovere in modo adeguato, nello scoprire la consistenza dei vari alimenti e il loro uso, nel partecipare alla preparazione del cibo, nell’imparare a riordinare.

Il progetto TAA nasce per offrire ai bambini non vedenti l’occasione per familiarizzare con la cucina e i suoi strumenti, per imparare a distinguere i vari alimenti ed elaborarli in forma ludica. La dimensione del piccolo gruppo di pari offre un’occasione di socializzazione, la guida degli esperti permette l’acquisizione di nuove abilità, lo spirito di gioco dà l’opportunità di imparare facendo.

E alla fine non manca la soddisfazione personale : il lavoro in cucina dà sempre un risultato, che può essere gustato da chi lo prepara o da altri che si complimentano con lui. È dunque un laboratorio per crescere e conoscere divertendosi.”

Naheda ci condivide anche le convinzioni e lo spirito che stanno alla base del suo lavoro :

La cecità è una limitazione che non solo ostacola la motricità, l’equilibrio, l’orientamento spazio-temporale, ma che coinvolge l’intera persona in tutti i suoi aspetti psicologici, relazionali ed emozionali. Entrare in relazione con il non vedente significa avere fiducia e stabilire regole chiare, da mantenere. È importante creare una collaborazione attiva e adeguata, motivata e stimolante, comprendendo il non vedente nella sua realtà più completa e nei suoi bisogni più reali, focalizzando l’attenzione sulla globalità dei suoi bisogni. Nel non vedente si creano così sicurezza e fiducia nei confronti delle persone che gli stanno intorno”. 

Ringraziamo Naheda per il suo lavoro competente e appassionato e le auguriamo che la sua generosa donazione di se stessa porti sempre più luce alle persone che incontra sul suo cammino. Per noi Suore del Cenacolo che l’abbiamo incontrata è stimolo e invito a vivere con pienezza la nostra missione, là dove il Signore ci ha chiamate.

 

Testimonianze raccolte e assemblate da Sr Maurizia Sosio, comunità di Roma.

 

Per approfondire

Recentemente sul sito della FAO è apparsa un’intervista a Naheda, sul progetto TAA. È possibile leggerla al seguente link :

https://www.fao.org/world-food-day/food-heroes/detail/naheda-slayih/it

 

 

 

 

Una finestra sul mondo dei non vedenti 2
Una finestra sul mondo dei non vedenti 1
Una finestra sul mondo dei non vedenti 4
Preghiera del momento