Sulle “orme” di Rosario Livatino 

Santi, perché no?!

Domenica pomeriggio, 28 novembre, dalle ore 17:00 abbiamo vissuto un bell’incontro dalle Suore di nostra Signora del Cenacolo che, in collaborazione con le Suore di Nazareth, ci hanno fatto conoscere Rosario Livatino, un uomo, un giudice e un santo che ha fatto dell’ordinario uno straordinario.

Siamo stati accolti con gioia, la sala allestita con cura anche nei dettagli, la foto di Rosario al centro, al lato destro della sala una composizione simbolica molto elegante : un telo che scendeva fino a terra sopra al quale era poggiata la Parola di Dio aperta e con scritto accanto “giudice, uomo e santo”.

Il tutto trasmetteva un clima confidenziale, familiare, di cura verso il luogo e le persone invitate, con semplicità. Un “abbraccio di benvenuto” dal quale è possibile sentirsi a casa.

Nell’attesa del relatore, abbiamo avuto modo di fare conoscenza tra tutti i partecipanti. Al suo arrivo, prima di iniziare la presentazione, ci è stato proposto di interrogarci e riflettere su chi è per noi un santo.

Solitamente si ha l’immagine di un santo come di un uomo o una donna “perfetti”, che non commettono errori, di altri tempi, insomma qualcuno di molto distante dalla nostra realtà, inarrivabile.

Domenica pomeriggio, 28 novembre, dalle ore 17:00 abbiamo vissuto un bell’incontro dalle Suore di nostra Signora del Cenacolo che, in collaborazione con le Suore di Nazareth, ci hanno fatto conoscere Rosario Livatino, un uomo, un giudice e un santo che ha fatto dell’ordinario uno straordinario.

Siamo stati accolti con gioia, la sala allestita con cura anche nei dettagli, la foto di Rosario al centro, al lato destro della sala una composizione simbolica molto elegante : un telo che scendeva fino a terra sopra al quale era poggiata la Parola di Dio aperta e con scritto accanto “giudice, uomo e santo”.

Il tutto trasmetteva un clima confidenziale, familiare, di cura verso il luogo e le persone invitate, con semplicità. Un “abbraccio di benvenuto” dal quale è possibile sentirsi a casa.

Nell’attesa del relatore, abbiamo avuto modo di fare conoscenza tra tutti i partecipanti. Al suo arrivo, prima di iniziare la presentazione, ci è stato proposto di interrogarci e riflettere su chi è per noi un santo.

Solitamente si ha l’immagine di un santo come di un uomo o una donna “perfetti”, che non commettono errori, di altri tempi, insomma qualcuno di molto distante dalla nostra realtà, inarrivabile.

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Ma non è così, il santo è colui che vive fino in fondo la vita per cui si sente chiamato con accanto un “compagno di viaggio” che gli indica la via : Gesù.

Rosario si può definire un santo “della porta accanto”, un uomo semplice, disponibile e attento al prossimo, sensibile e rispettoso anche degli uomini che “perdevano la strada”, discreto e riservato, ma non solitario. Sentiva della sua professione una chiamata di Dio. Un uomo che aveva compreso la responsabilità della sua chiamata, desideroso di corrisponderla totalmente, consapevole di aver bisogno di Dio per svolgere bene la missione che gli era stata affidata.

La visione dell’intervista di Giulio Scarpati e di uno spezzone del film “Il giudice ragazzino” ha aperto la testimonianza di Domenico Airoma, collega di Rosario Livatino e caro amico di Paolo Borsellino, procuratore di Avellino e vicepresidente del centro studi Rosario Livatino.

È stato interessante essere guidati nella stessa indagine che ha compiuto Airoma nella scoperta di Rosario e della sua santità.

Domenico Airoma, che si definisce un “investigatore”, ci ha mostrato prestandoci i suoi occhi, i luoghi, le persone, il contesto sociale e politico in cui era inserito Rosario. In questo spaccato è riuscito a toccare il cuore di tutti noi.

“Nulla è a caso”… non era un caso il vicinato di Rosario (tra i suoi vicini c’era il mandante dei suoi killer), non era un caso la mansione che gli era stata affidata, non era un caso la sigla con cui firmava il suo diario e i documenti delle procedure che applicava (STD “Sub tutela Dei” Sotto la tutela, sguardo di Dio), non era un caso la sua uccisione, non era un caso il testimone oculare, non era un caso che Airoma si sia trovato a “indagare” della sua vita, non era un caso che tutti noi eravamo lì riuniti ad ascoltare questa straordinaria storia, meravigliati nel vedere come si è compiuta l’opera di Dio in Rosario.

La vita di Rosario è così attuale ancora oggi. Mostra come l’ordinario sia stato vissuto pienamente alla luce del Signore, luce che si sprigionava dai suoi occhi allora, luce che si irradia dai racconti di chi lo ha vissuto direttamente o indirettamente oggi. Ci ha dato l’impressione che Rosario fosse vivo, con noi.

Questa storia ci ha messo in ascolto profondo di noi stessi e ha risvegliato delle domande che abbiamo sentito l’esigenza di porre.

Domande a cui sono state date risposte ed altre di cui non si trova risposta.

Domande per comprendere l’umanità di Rosario, ed altre che ci hanno mostrato la mentalità mafiosa, dal come si è originata a quali risposte dà per rimanere così solida nel tessuto societario.

D: ”Lo stato come si pone davanti a questa realtà (mafia)?”

R: La mafia dà risposte a cui lo stato non sa rispondere o risponde troppo tardi.

D: “Che relazione c’è tra mafia e religione?”

R: La mafia vive il sacro, ma chi è al “comando” vive Dio come suo pari autorizzandosi da solo a decidere chi può vivere e chi no. Mettendosi al livello di Dio vivono anche i loro esponenti come dei. La mafia rispetta la Chiesa fino a quando non “diventa scomoda”, non dà risposte ai giovani più significative di loro. Allora vengono uccisi anche i preti, come ad esempio è accaduto a Don Pino Puglisi.

Queste domande e le rispettive risposte ci lasciano riflettere e, perché no, porci altre domande che potremmo analizzare in un’altra occasione futura.

Un video con le frasi di Rosario Livatino ci ha salutato e ci ha introdotto a un altro “genere” di condivisione: un buffet per scambiare altre considerazioni e approfondire ancora di più le conoscenze.

Mi sento grata a Dio per il dono di Rosario Livatino e per l’occasione di conoscenza, confronto e comunità che ci è stata data con questo incontro. Grazie alle Suore del Cenacolo e alle Suore di Nazareth per aver reso concreto tutto questo e un grazie anche agli amici del Cenacolo per averlo condiviso insieme.

 

Chiara Cipriani, amica del Cenacolo, comunità di Roma.

 

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