“Un dono inaspettato, più bello di quanto potessi pensare”
"Tendere la mano a chi è solo"
Francesca, amica e collaboratrice del Cenacolo, ci racconta un’esperienza di accoglienza, condivisa con il marito, che ha portato grande gioia nella vita di coppia.
Mio marito Roberto ed io siamo una coppia sposata che ha aderito al progetto APRI (accogliere, proteggere, promuovere, integrare), promosso dalla Caritas, come famiglia tutor di un migrante proveniente dall’Africa sub sahariana e in seguito anche della sua famiglia, avendo ottenuto il ricongiungimento familiare.
“Angeli inconsapevoli”, la scultura dedicata ai migranti realizzata dall’artista canadese Timothy P. Schmalz, Piazza San Pietro, Roma.
Francesca, amica e collaboratrice del Cenacolo, ci racconta un’esperienza di accoglienza, condivisa con il marito, che ha portato grande gioia nella vita di coppia.
Mio marito Roberto ed io siamo una coppia sposata che ha aderito al progetto APRI (accogliere, proteggere, promuovere, integrare), promosso dalla Caritas, come famiglia tutor di un migrante proveniente dall’Africa sub sahariana e in seguito anche della sua famiglia, avendo ottenuto il ricongiungimento familiare.
“Angeli inconsapevoli”, la scultura dedicata ai migranti realizzata dall’artista canadese Timothy P. Schmalz, Piazza San Pietro, Roma.
Jarabi è un rifugiato politico che, per salvare la sua vita, è stato costretto a fuggire lasciando nel suo paese la moglie e quattro figli. Al suo arrivo in Italia, dopo molte difficoltà, non conoscendo la lingua e non avendo alcun punto di riferimento, grazie alla Caritas Roma è stato accolto in un centro migranti, dove gli è stato prospettato di aderire al progetto e così avere l’opportunità di integrarsi con gli strumenti necessari per raggiungere una sua autonomia. Noi, come famiglia tutor, affianchiamo Jarabi nello svolgimento delle questioni pratiche burocratiche e sanitarie, nella ricerca del lavoro, nello studio della lingua italiana. Ma la cosa più importante fra tutte è che siamo diventati per lui un punto di riferimento a cui ricorrere sempre per qualsiasi esigenza. Con il passare del tempo condividendo spesso un pranzo, una passeggiata, un evento sportivo, si è creata un’amicizia ed un legame di sincero affetto. Dopo qualche mese, Jarabi ha iniziato nuovamente a sorridere, ad aprirsi e a raccontarci la sua storia. Il pensiero della sua famiglia lontana era comunque doloroso, ma il calore della nostra famiglia ha reso più lieve il peso nel suo cuore.
Jarabi è un rifugiato politico che, per salvare la sua vita, è stato costretto a fuggire lasciando nel suo paese la moglie e quattro figli. Al suo arrivo in Italia, dopo molte difficoltà, non conoscendo la lingua e non avendo alcun punto di riferimento, grazie alla Caritas Roma è stato accolto in un centro migranti, dove gli è stato prospettato di aderire al progetto e così avere l’opportunità di integrarsi con gli strumenti necessari per raggiungere una sua autonomia. Noi, come famiglia tutor, affianchiamo Jarabi nello svolgimento delle questioni pratiche burocratiche e sanitarie, nella ricerca del lavoro, nello studio della lingua italiana. Ma la cosa più importante fra tutte è che siamo diventati per lui un punto di riferimento a cui ricorrere sempre per qualsiasi esigenza. Con il passare del tempo condividendo spesso un pranzo, una passeggiata, un evento sportivo, si è creata un’amicizia ed un legame di sincero affetto. Dopo qualche mese, Jarabi ha iniziato nuovamente a sorridere, ad aprirsi e a raccontarci la sua storia. Il pensiero della sua famiglia lontana era comunque doloroso, ma il calore della nostra famiglia ha reso più lieve il peso nel suo cuore.
Lo scorso marzo, dopo quasi cinque anni, finalmente Jarabi ha potuto riabbracciare la sua famiglia. Frenetico è stato il periodo dei preparativi per trovare un alloggio e tutto il necessario per accogliere nel modo migliore la famiglia in arrivo. La Provvidenza ha contribuito facendoci incontrare una comunità di suore che, gratuitamente, ha messo a disposizione un alloggio e la generosa disponibilità di tante persone che ci hanno aiutato a trovare il necessario per arredare la casa, rendendola così più accogliente. Il giorno dell’arrivo della famiglia di Jarabi, non dimenticheremo mai la sua emozione e incredulità durante il tragitto verso l’aeroporto. Anche noi eravamo molto emozionati e felici di conoscere finalmente la sua famiglia, che riuscimmo ad abbracciare soltanto alle cinque del mattino. Ci trovammo di fronte una donna ed i suoi tre bambini smarriti, stanchi e ancora sorpresi di ritrovare Jarabi all’aeroporto, distanti ormai migliaia di chilometri dalla loro casa. Per loro il cambiamento è stato enorme: lasciare tutto, casa, parenti, amici, compagni di scuola e trovarsi in un paese completamente diverso ad iniziare dal clima, oltre che per la lingua, il cibo, e la cultura.
Lo scorso marzo, dopo quasi cinque anni, finalmente Jarabi ha potuto riabbracciare la sua famiglia. Frenetico è stato il periodo dei preparativi per trovare un alloggio e tutto il necessario per accogliere nel modo migliore la famiglia in arrivo. La Provvidenza ha contribuito facendoci incontrare una comunità di suore che, gratuitamente, ha messo a disposizione un alloggio e la generosa disponibilità di tante persone che ci hanno aiutato a trovare il necessario per arredare la casa, rendendola così più accogliente. Il giorno dell’arrivo della famiglia di Jarabi, non dimenticheremo mai la sua emozione e incredulità durante il tragitto verso l’aeroporto. Anche noi eravamo molto emozionati e felici di conoscere finalmente la sua famiglia, che riuscimmo ad abbracciare soltanto alle cinque del mattino. Ci trovammo di fronte una donna ed i suoi tre bambini smarriti, stanchi e ancora sorpresi di ritrovare Jarabi all’aeroporto, distanti ormai migliaia di chilometri dalla loro casa. Per loro il cambiamento è stato enorme: lasciare tutto, casa, parenti, amici, compagni di scuola e trovarsi in un paese completamente diverso ad iniziare dal clima, oltre che per la lingua, il cibo, e la cultura.
Pian piano anche la famiglia si sta inserendo, i bambini hanno iniziato la scuola e fatto nuove amicizie, gli ostacoli iniziano ad essere meno grandi e il cibo italiano non sembra loro poi così male. Nonostante i numerosi tirocini e lavori saltuari, Jarabi ancora non riesce a trovare una stabilità lavorativa e quindi economica. Nel loro paese Jarabi e la moglie erano insegnanti, ma qui, non avendo un titolo di studio riconosciuto, hanno difficoltà a trovare un’occupazione stabile, nonostante siano disposti ad accettare qualsiasi opportunità.
Desideravo da tempo condividere con mio marito un cammino, un progetto di coppia non avendo figli e mi sono trovata spesso a pregare per questo. Quando ci è stato proposto di aderire al progetto APRI per me è stata la risposta a quanto desideravo. Un dono inaspettato, più bello di quanto potessi pensare, che ci ha unito come coppia ancor più. Questa nuova esperienza mi ha rivelato un lato nuovo e dolcissimo di mio marito, la generosità e tenerezza del suo cuore nel prendersi cura e farsi carico di un fratello in difficoltà, con pazienza e partecipazione non solo pratica, ma anche emotiva, facendo emergere il suo lato paterno.
Accogliere questa famiglia è un impegno che dona alle nostre vite un sentimento di fratellanza ed un arricchimento interiore profondo. Ormai sono parte della nostra famiglia, un fratello ed una sorella che il Cielo ci ha regalato, insieme ai loro tre splendidi bambini. Vedere il loro viso sempre più sereno e sorridente e cogliere nei loro occhi la speranza di una nuova vita che pian piano, giorno dopo giorno, inizia a rifiorire è una tra le gioie più grandi. Siamo tutti figli dello stesso Padre e quindi fratelli, e come tali è giusto supportarci nel cammino accidentato della vita condividendo le gioie, ma anche le difficoltà e i dolori. Come coppia ci sentiamo chiamati a tendere la mano a chi è solo cercando di donare almeno un po’ di quell’Amore che abbiamo ricevuto. Grande è la gratitudine per tutto il bello che stiamo ricevendo nella nostra vita, perché il Signore risponde sempre in modo ben più generoso di quanto noi chiediamo a Lui.
Francesca, amica e collaboratrice del Cenacolo di Roma.
Accogliere questa famiglia è un impegno che dona alle nostre vite un sentimento di fratellanza ed un arricchimento interiore profondo. Ormai sono parte della nostra famiglia, un fratello ed una sorella che il Cielo ci ha regalato, insieme ai loro tre splendidi bambini. Vedere il loro viso sempre più sereno e sorridente e cogliere nei loro occhi la speranza di una nuova vita che pian piano, giorno dopo giorno, inizia a rifiorire è una tra le gioie più grandi. Siamo tutti figli dello stesso Padre e quindi fratelli, e come tali è giusto supportarci nel cammino accidentato della vita condividendo le gioie, ma anche le difficoltà e i dolori. Come coppia ci sentiamo chiamati a tendere la mano a chi è solo cercando di donare almeno un po’ di quell’Amore che abbiamo ricevuto. Grande è la gratitudine per tutto il bello che stiamo ricevendo nella nostra vita, perché il Signore risponde sempre in modo ben più generoso di quanto noi chiediamo a Lui.
Francesca, amica e collaboratrice del Cenacolo di Roma.