Diacono : Un nuovo stile di servizio ?
Un uomo di mezza età che lavora e ha famiglia riceve l’invito a diventare parroco di una grande parrocchia romana. La ragione di quello che può sembrare una novità risiede nel desiderio della diocesi di Roma di sperimentare un nuovo modello di parrocchia.
La scelta è caduta su Andrea che lavora come impiegato negli uffici della diocesi, e sulla sua famiglia. Andrea ha quattro figli.
È diacono permanente dal 2008 e insieme a sua moglie Laura coltivava da tempo il pensiero di trasferirsi a vivere con tutta la famiglia nei pressi di un convento per coniugare la ricerca di Dio con il servizio del prossimo. I figli, sorprendentemente, sono contenti all’idea di trasferirsi e lo sono ancora di più quando invece la famiglia è invitata dalla diocesi a installarsi in una parrocchia come famiglia del parroco.
Questo è avvenuto nel settembre del 2018 e la parrocchia concernente è quella di san Stanislao che si trova nel quartiere di Cinecittà.
Andrea lavora al mattino e al pomeriggio si dedica ai suoi parrocchiani e ai suoi collaboratori. Tra i collaboratori ci sono un sacerdote, incaricato a raggiungere la parrocchia per la celebrazione dei sacramenti e un’equipe di diaconi. Al mattino è la...
Un uomo di mezza età che lavora e ha famiglia riceve l’invito a diventare parroco di una grande parrocchia romana. La ragione di quello che può sembrare una novità risiede nel desiderio della diocesi di Roma di sperimentare un nuovo modello di parrocchia.
La scelta è caduta su Andrea che lavora come impiegato negli uffici della diocesi, e sulla sua famiglia. Andrea ha quattro figli.
È diacono permanente dal 2008 e insieme a sua moglie Laura coltivava da tempo il pensiero di trasferirsi a vivere con tutta la famiglia nei pressi di un convento per coniugare la ricerca di Dio con il servizio del prossimo. I figli, sorprendentemente, sono contenti all’idea di trasferirsi e lo sono ancora di più quando invece la famiglia è invitata dalla diocesi a installarsi in una parrocchia come famiglia del parroco.
Questo è avvenuto nel settembre del 2018 e la parrocchia concernente è quella di san Stanislao che si trova nel quartiere di Cinecittà.
Andrea lavora al mattino e al pomeriggio si dedica ai suoi parrocchiani e ai suoi collaboratori. Tra i collaboratori ci sono un sacerdote, incaricato a raggiungere la parrocchia per la celebrazione dei sacramenti e un’equipe di diaconi. Al mattino è la signora Laura che prende nota delle chiamate telefoniche e della visita delle persone.
In realtà, per meglio dire, attraverso Andrea è tutta la sua famiglia ad essere inviata come parroco. Infatti, al momento della presentazione del nuovo parroco alla comunità, sono stati affidati ad Andrea e a sua moglie la brocca e il catino, simboli del servizio, perché la loro famiglia sia di testimonianza e stimoli la carità di tutti.
QUALE È STATA LA REAZIONE DEI PARROCCHIANI?
Dopo l’iniziale perplessità che faceva chiedere se, non avendo un sacerdote a disposizione a tempo pieno, si perdesse qualcosa, in realtà, con il tempo, la novità ha incuriosito tanti e li ha incentivati a riavvicinarsi alla comunità cristiana. Inoltre, la figura di una famiglia fa sentire molti più capiti.
Il desiderio di Andrea è quello di creare una comunità di vera comunione, dove cioè la gente si reca non soltanto per ricevere ma anche per proporre, per animare. Una comunità dove ognuno senta il bisogno di dare e di ricevere allo stesso tempo. La comunione che desidera questo parroco, inusuale per l’Italia, è quella vera, vale a dire quella creata e alimentata da Dio-comunione. Infatti, ogni venerdì i parrocchiani sono caldamente invitati all’adorazione eucaristica!
L’approccio di questo parroco e della sua famiglia è quello di sentirsi “minus”, cioè al di sotto degli altri. Questa famiglia non si vede come guida che sta a capo di un popolo, ma come compagna che sta accanto per sostenere e suscitare i carismi di ognuno, in modo che la comunità viva dei doni diversi. L’intento è che ciascuno ricopra il suo proprio ruolo, quello cioè che deriva dalla sua vocazione personale e dai suoi talenti.
È, in questo senso, una parrocchia che, con queste premesse, vorrebbe essere una comunità più sinodale, dove i ministeri e le vocazioni siano ognuno a servizio degli altri.
A sinistra: Andrea Sartori con la moglie Laura Posani (foto di Stefano Dal Pozzolo / Contrasto – https://m.famigliacristiana.it/articolo/la-nostra-parrocchia-formato-famiglia.htm)
Per due ragioni.
Innanzitutto, questa esperienza ha il sapore di una grande novità, di un progresso nella Chiesa. In realtà la diocesi di Roma ha semplicemente ripristinato la sua origine più antica, quella che l’ha caratterizzata al suo nascere. Infatti, la Roma cristiana delle origini era fondata su sette diaconie. Le prime chiese romane erano distinte tra quelle chiamate Titulus (antesignane delle odierne parrocchie) e le diaconie.
Qual era e qual è lo scopo delle diaconie? Animare la comunità cristiana di tutta la diocesi attorno alla carità, alla cura degli uni e degli altri nella concretezza dei bisogni. Nell’antichità la carità della diocesi era particolarmente affidata alle diaconie. Il diacono, infatti, riceve il primo grado del sacramento dell’ordine, con il quale ha la facoltà di suscitare, animare, sostenere la diaconia nella sua comunità. Il diacono è a servizio del carisma della diaconia che è proprio della comunità cristiana.
Inoltre, la diocesi ha sentito la necessità di lanciarsi in tale esperimento non per mancanza di sacerdoti, quanto per tentare un nuovo modello di vita comunitaria parrocchiale. Non centrata sul prete ma dove tutti si sentano responsabili, collaboratori, propulsori di tutte le attività proprie di una parrocchia, mettendo l’accento in particolare sull’ascolto...
Per due ragioni.
Innanzitutto, questa esperienza ha il sapore di una grande novità, di un progresso nella Chiesa. In realtà la diocesi di Roma ha semplicemente ripristinato la sua origine più antica, quella che l’ha caratterizzata al suo nascere. Infatti, la Roma cristiana delle origini era fondata su sette diaconie. Le prime chiese romane erano distinte tra quelle chiamate Titulus (antesignane delle odierne parrocchie) e le diaconie.
Qual era e qual è lo scopo delle diaconie? Animare la comunità cristiana di tutta la diocesi attorno alla carità, alla cura degli uni e degli altri nella concretezza dei bisogni. Nell’antichità la carità della diocesi era particolarmente affidata alle diaconie. Il diacono, infatti, riceve il primo grado del sacramento dell’ordine, con il quale ha la facoltà di suscitare, animare, sostenere la diaconia nella sua comunità. Il diacono è a servizio del carisma della diaconia che è proprio della comunità cristiana.
Inoltre, la diocesi ha sentito la necessità di lanciarsi in tale esperimento non per mancanza di sacerdoti, quanto per tentare un nuovo modello di vita comunitaria parrocchiale. Non centrata sul prete ma dove tutti si sentano responsabili, collaboratori, propulsori di tutte le attività proprie di una parrocchia, mettendo l’accento in particolare sull’ascolto delle persone sole e bisognose.
IL DIACONATO A ROMA
È stato ripristinato nel 1982 e attualmente ci sono 137 diaconi a cui si aggiungono i 42 in formazione. C’è un consiglio diocesano dei diaconi di cui fanno parte anche le spose di tre di loro, così come l’ équipe incaricata della formazione è costituita da diaconi e da alcune loro mogli .
Lo stimolo di questa iniziativa ha la sua origine nei due ultimi Papi. Papa Benedetto XVI ha parlato di tale antica istituzione nella sua “Deus caritas est” e papa Francesco continuamente ribadisce come per la vita della fede i poveri siano al centro: è attraverso di loro che si vede meglio il volto di Dio.
IL DIACONO NELLA SACRA SCRITTURA
Questa iniziativa della diocesi di Roma fa venire in mente più particolarmente il diacono Filippo che è stato scelto insieme ad altri sette per iniziativa degli apostoli (At 6,1-7). Di lui però si racconta (At 8) che, dopo la persecuzione subita dalla Chiesa a Gerusalemme, sia scappato altrove come molti altri discepoli. Ha raggiunto la regione della Samaria e lì, vivendo tra la gente e come tutti gli altri, ha comunicato la fede a tanti.
Questa scelta e questa “novità” per la Chiesa di Roma, ci sembra uno dei modi per rimettere al centro la famiglia e uno stimolo alla promozione della sinodalità nelle nostre vite comunitarie ecclesiali.
Articolo scritto da sr Patrizia, Comunità di Roma (Italia) con il contributo di Salvatore Corpaci (diacono dell’ arcidiocesi di Siracusa).
Foto sopra presa da https://www.romasette.it/il-papa-ai-diaconi-permanenti-ne-mezzi-preti-ne-chierichetti-di-lusso-ma-servi-premurosi/
PER APPROFONDIRE:
https://www.youtube.com/watch?v=9eQCCmg-JzE
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2021-06/quo-137/santita-cosa-si-aspetta.html