Come vivo oggi la Pasqua
Per me la Pasqua significa ricominciare con Gesù; sperimentare nell’incontro con il Signore la sua forza di amore infinita.
Il figlio dell’uomo infatti è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto (lc 19,10); cercare e salvare anche quelle parti di noi che erano perdute.
Mi ha colpito a questo proposito il brano che chiude il vangelo di Giovanni (Gv 21,15-17).
Dopo la morte e la resurrezione di Gesù, Pietro e i discepoli si ritrovano di nuovo in Galilea e Pietro invita gli altri ad andare a pescare: riprendono la vita di sempre, e vivono una notte di lavoro che va completamente buca. Non prendono nulla. Al mattino l’incontro con Gesù risorto.
Pietro mi ami tu ?
Gesù pone a Pietro questa domanda inaspettata ma solo dopo aver cercato e ricostruito la relazione con Pietro e con gli altri discepoli. Li invita infatti a gettare di nuovo le reti ed ecco una pesca abbondantissima; poi li invita a mangiare: un pasto insieme sulla spiaggia con il pane portato, spezzato e distribuito da Gesù e il pesce appena pescato.
Pietro mi ami tu ?
Gesù si rivolge a Pietro e solo a lui, a voce alta, davanti a tutti (non in disparte)!
Pietro mi ami tu ?
Pietro aveva tradito negando ogni relazione con il Signore per ben tre volte…
E a Pietro, mi immagino, questo suo aver rinnegato il Signore, bruciava; gli impediva di stare davanti a Gesù con scioltezza, con libertà, con tutto se stesso.
Gesù pone a Pietro questa domanda inaspettata ma solo dopo aver cercato e ricostruito la relazione con Pietro e con gli altri discepoli. Li invita infatti a gettare di nuovo le reti ed ecco una pesca abbondantissima; poi li invita a mangiare: un pasto insieme sulla spiaggia con il pane portato, spezzato e distribuito da Gesù e il pesce appena pescato.
Pietro mi ami tu ?
Gesù si rivolge a Pietro e solo a lui, a voce alta, davanti a tutti (non in disparte)!
Pietro mi ami tu ?
Pietro aveva tradito negando ogni relazione con il Signore per ben tre volte…
E a Pietro, mi immagino, questo suo aver rinnegato il Signore, bruciava; gli impediva di stare davanti a Gesù con scioltezza, con libertà, con tutto se stesso.
Mi immagino che una parte di Pietro si fosse in qualche modo definitivamente giocata quella relazione. E nel cuore di Pietro, proprio lì, mi immagino, ci fosse un blocco che lo condizionava, oscurava la relazione con il Signore. Pietro non si sentiva più degno. Pietro così diretto, cristallino, così capace di grandi slanci, si ritrovava – pur desiderando il contrario – piccolo, bloccato, incapace di parlare, di esporsi, di lanciarsi di nuovo con tutto se stesso nella relazione con il Signore.
Pietro capace di slanci notevoli…nel verbalizzare il suo amore per Gesù mi immagino si sentisse bloccato, non più all’altezza ; come se nel suo profondo si vergognasse di sè.
Pietro mi ami tu ?
Gesù con la sua domanda semplice, ma ripetuta tre volte con varie sfaccettature, quasi lo spinge a osare di nuovo, a lanciarsi di nuovo nella relazione con Lui, a sbilanciarsi almeno un poco.. Quasi gli suggerisce le parole, gli offre la strada da percorrere per rientrare in relazione.
E Pietro segue questa strada aperta da Gesù rispondendo tutte e tre le volte con le parole che Gesù gli suggerisce, scegliendo tuttavia come espressione quella di “essergli amico”.
Pietro mi sei amico?
Gesù allora si adegua, si abbassa raggiungendo anche nello stile il tipo di espressione scelta da Pietro.
E qui Pietro si apre completamente, si arrende all’amore invocato dal Signore e alla conoscenza profondissima che il Signore ha del cuore di Pietro e di ognuno di noi.
Tu sai che ti sono amico.
Il Signore ci spinge ad esprimere tutto quello che siamo, desidera avere a che fare con noi nella nostra dignità di donne e uomini liberi, ci porta pertanto a superare, nel suo perdono, i limiti più invalicabili ; crede così tanto in ciascuno di noi da raggiungerci dappertutto, da saper spalancare strade nuove proprio a partire dai nostri limiti (pasci le mie pecore).
E Pietro segue questa strada aperta da Gesù rispondendo tutte e tre le volte con le parole che Gesù gli suggerisce, scegliendo tuttavia come espressione quella di “essergli amico”.
Pietro mi sei amico?
Gesù allora si adegua, si abbassa raggiungendo anche nello stile il tipo di espressione scelta da Pietro.
E qui Pietro si apre completamente, si arrende all’amore invocato dal Signore e alla conoscenza profondissima che il Signore ha del cuore di Pietro e di ognuno di noi.
Tu sai che ti sono amico.
Il Signore ci spinge ad esprimere tutto quello che siamo, desidera avere a che fare con noi nella nostra dignità di donne e uomini liberi, ci porta pertanto a superare, nel suo perdono, i limiti più invalicabili ; crede così tanto in ciascuno di noi da raggiungerci dappertutto, da saper spalancare strade nuove proprio a partire dai nostri limiti (pasci le mie pecore).
Sono stata di recente a una lezione di nuoto di una mia nipotina che ha problemi di coordinazione. Verso la fine dell’ora, l’insegnante – che mia nipotina ama molto – stando nell’acqua della piscina, invitava mia nipote a buttarsi in vasca direttamente dal bordo mantenendo la stazione eretta (evitando di sedersi e lascarsi così scivolare dentro). Gli altri bambini si buttavano verso l’insegnante senza esitazione: ognuno veniva allora « pescato » e riportato sul bordo. Mia nipote aveva paura di saltare e chinandosi verso la vasca cercava di raggiungere con il braccio la mano dell’insegnante (cercava un sostegno, un appoggio, un attracco). Una, due, tre volte…sempre avveniva che alla fine si accucciava, si sedeva e scivolava in piscina da seduta. Cosi diverse volte. Alla fine dopo vari tentativi, avendo visto gli altri bambini saltare in acqua dal bordo senza timore, avendo visto l’insegnante pronta ad accogliere ciascuno, sorridente, serena, fiduciosa nelle potenzialità di ciascuno…. si è buttata. Ce l’ha fatta: che felicità!.
Mi sembra che la relazione di fiducia fra mia nipote e l’insegnante di piscina, l’atteggiamento delle braccia pronte ad accoglierla appena si fosse tuffata, balbetti qualcosa dell’incontro con il Signore risorto.
Sono stata di recente a una lezione di nuoto di una mia nipotina che ha problemi di coordinazione. Verso la fine dell’ora, l’insegnante – che mia nipotina ama molto – stando nell’acqua della piscina, invitava mia nipote a buttarsi in vasca direttamente dal bordo mantenendo la stazione eretta (evitando di sedersi e lascarsi così scivolare dentro). Gli altri bambini si buttavano verso l’insegnante senza esitazione: ognuno veniva allora « pescato » e riportato sul bordo. Mia nipote aveva paura di saltare e chinandosi verso la vasca cercava di raggiungere con il braccio la mano dell’insegnante (cercava un sostegno, un appoggio, un attracco). Una, due, tre volte…sempre avveniva che alla fine si accucciava, si sedeva e scivolava in piscina da seduta. Cosi diverse volte. Alla fine dopo vari tentativi, avendo visto gli altri bambini saltare in acqua dal bordo senza timore, avendo visto l’insegnante pronta ad accogliere ciascuno, sorridente, serena, fiduciosa nelle potenzialità di ciascuno…. si è buttata. Ce l’ha fatta: che felicità!.
Mi sembra che la relazione di fiducia fra mia nipote e l’insegnante di piscina, l’atteggiamento delle braccia pronte ad accoglierla appena si fosse tuffata, balbetti qualcosa dell’incontro con il Signore risorto.
Ecco per me la Pasqua è sperimentare questa capacità del Signore di intercettare- recuperare, tutto di me, anche quelle parti che io vorrei dimenticare, abbandonare, nascondere, negare ; quelle parti che mi rendono meno libera.
Sperimentare con il Signore, che tutto quello che sono « è prezioso ai suoi occhi » (Is 43,4) e da lì ripartire dietro a Lui.
Articolo scritto da Susanna Paccagnini, delegata regionale del gruppo secolare di Nostra Signora del Cenacolo.